Il marketing applicato alla politica

Il neuromarketing, la manipolazione e l’etica

Chiunque voglia posizionarsi con un proprio prodotto o una propria idea deve considerare l’emotività del pubblico al quale desidera rivolgere la propria comunicazione. 

La neuroscienza delle emozioni e la psicologia affiancano da sempre gli esperti di marketing nella realizzazione di campagne di successo.

Se le tecniche di neuromarketing sono state utilizzate per anni al fine di comprendere meglio il processo decisionale dei consumatori, questo potente strumento è ancora più utile al servizio della politica, dove per ottenere il consenso degli elettori si fa leva su uno storytelling altamente emotivo. 

Esaminiamo in questo articolo come funziona il neuromarketing e quali sono gli strumenti di cui si serve.

-Come funziona il neuromarketing

-I limiti del neuromarketing: manipolazione

-Neuromarketing e la questione etica

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Come funziona il neuromarketing

Il termine neuromarketing è stato coniato dal professore di marketing Ale Smidts per indicare l’insieme di strumenti volti a comprendere il processo decisionale dei consumatori, mappando l’attività neurale, studiando la risposta emotiva e incrementando così la possibilità di successo delle campagne di marketing. 

Il neuromarketing si focalizza sui modi e le motivazioni delle nostre decisioni, misurando l’attivazione di specifiche aree cerebrali e osservando così il processo emotivo, il livello di attenzione, la memoria, gli stimoli mentali e la ricerca della gratificazione a livello inconscio. 

In questo modo si riesce a capire il processo cognitivo e a predire in modo più puntuale e scientifico le reazioni umane quando si toccano determinati tasti emotivi.

L’essere umano è dotato di neuroni specchio che scatenano in noi empatia e spirito di imitazione. Si potrebbe pensare che questi neuroni si attivino solo in presenza di persone fisiche, quando ci troviamo davanti a noi una persona in carne e ossa, ma basti pensare all’ultima volta che avete pianto davanti ad un film per comprendere che i neuroni specchio non sono in grado di distinguere il virtuale dal reale. 

I limiti del neuromarketing: manipolazione

La questione etica, quando si tratta di neuromarketing, non è una questione di poco conto, sia che si tratti di processi decisionali per l’acquisto di un dentifricio e a maggior ragione se influenza le scelte politiche di un cittadino.

I limiti del neuromarketing sono piuttosto chiari e riguardano principalmente preoccupazioni per la gestione della raccolta dati. 

Non si tratta di mere riflessioni. Nel 2012 infatti Facebook ha condotto esperimenti su 700 mila utenti analizzando stati d’umore senza chiedere il consenso e nelle elezioni politiche in Messico, nel 2015, senza ottenere il previo consenso, venivano registrate le reazioni dei cittadini alle campagne pubblicitarie del partito al governo.

Questo ci porta a riflettere sulla linea di demarcazione tra la persuasione e la manipolazione.

Neuromarketing e la questione etica

Il neuromarketing è uno strumento potente che permette di guardare nella scatola nera della nostra mente e accedere a quella parte inconscia di ogni persona. 

Non si può fare a meno di interrogarsi se il neuromarketing abbia il potere di manipolare i nostri comportamenti, facendo leva su determinate emozioni e scatenando risposte e decisioni che altrimenti non avremmo preso. 

La risposta a questa domanda è che probabilmente non è possibile modulare a tal punto il comportamento umano, tuttavia non sono una novità le tecniche di manipolazione in elezione, al fine di dare una percezione migliore di un candidato e orientare così le scelte di quella fascia di popolazione indecisa

Sull’onda di queste preoccupazioni sono nate delle associazioni, principalmente negli Stati Uniti, che riuniscono al proprio interno  professionisti che operano nell’ambito del neuromarketing allo scopo di darsi delle linee guida per fornire maggiore tutela e proteggere le fasce di più vulnerabili, come per esempio i minorenni. 

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